Il Giro d’Italia delle frodi assicurative (o il bollettino di guerra delle truffe?)

Il Giro d’Italia delle frodi assicurative (o il bollettino di guerra delle truffe?)
30 Ottobre 2017: Il Giro d’Italia delle frodi assicurative (o il bollettino di guerra delle truffe?) 30 Ottobre 2017

Il campionario delle frodi assicurative è davvero inesauribile, per quantità di episodi e varietà di tipologie.

Passando in rassegna le notizie che riguardano i casi più recenti non solo si ha la conferma dell’ampia diffusione di questo malcostume nel nostro Paese, frutto di antichi vizi, ma indubbiamente agevolato da un lassismo non meno imperante, in tutte le Regioni italiane.

Un Giro d’Italia delle frodi non può che partire dalla Campania, laddove, secondo le statistiche, si registra la maggior percentuale di sinistri “a rischio frode”.

A Napoli, ad esempio, può capitare di trovare un avvocato a capo di un sodalizio organizzato composto da familiari e da moltissimi “fiancheggiatori” pronti a prestarsi indifferentemente ai ruoli di danneggiato, di testimone o di responsabile di decine sinistri in realtà mai avvenuti, ma “costruiti a tavolino” sulla base di  moduli C.A.I. ideologicamente falsi, di certificazioni mediche e di fatture di riparazioni anch’esse falsificate, dando luogo ad almeno un centinaio di cause ed a molte sentenze. Queste erano poi utilizzate per moltiplicare il profitto dei sinistri fraudolenti, con un vorticoso giro di precetti, atti di pignoramento e decreti ingiuntivi, alcuni dei quali venivano addirittura alterati per modificare le somme ingiunte, fatto questo per il quale il principale protagonista della vicenda è stato addirittura arrestato in flagranza.

Sempre a Napoli un’altra inchiesta ha coinvolto altri 3 avvocati, 3 consulenti assicurativi ed altre 52 persone che avevano simulato almeno 47 incidenti, per un ammontare di oltre 400.000 euro di richieste risarcitorie, valendosi della “collaborazione” di un medico del C.T.O. che rilasciava certificazioni attestanti patologie e traumi inesistenti.

Di meglio e di più facevano però due medici dell’Ospedale Loreto a mare che, dopo esser finiti sotto inchiesta per assenteismo, sono stati oggetto di nuove indagini perché, in combutta con alcuni tecnici di radiologia, due centri clinici convenzionati e tre infortunistiche, avrebbero sfornato referti di esami diagnostici (TAC e altri) ideologicamente falsi, anche se formalmente emessi dai reparti di appartenenza, per supportare richieste di risarcimento relative a sinistri “letteralmente inventati”.

E’ poi accaduto che un ignaro quarantesienne di Aurisina (Trieste) si sia visto coinvolgere in una dozzina di sinistri stradali, apparentemente avvenuti nel giro di due mesi, ma in realtà simulati da un gruppo di una dozzina di napoletani che avevano pensato bene di intestargli due motociclette.

A Nola un Giudice di pace, altri tre avvocati ed un medico sono stati raggiunti da provvedimenti interdittivi nell’ambito di un’altra inchiesta per una ventina di sinistri mai avvenuti o verificatisi con dinamiche diverse da quelle dichiarate che ha coinvolto pure un perito, un medico e numerosi “testimoni”.

La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha richiesto, invece, il rinvio a giudizio (per associazione a delinquere, oltre che frode assicurativa ed altri reati) di 19 persone. Tra le parti offese tre ufficiali di polizia giudiziaria che sono stati oggetto di “pressioni” di vario genere, compreso l’incendio dell’auto di uno di essi, affinché desistessero dalle indagini

Altra inchiesta ancora quella per la quale la Procura di Salerno ha trasmesso gli atti a quella di Milano e che coinvolge un avvocato, un agente assicurativo e numerosi presunti responsabili o danneggianti da sei incidenti che non risultano  essere mai avvenuti.

42 le persone per le quali ha chiesto invece il rinvio a giudizio la Procura di Avellino (anche in questo caso per associazione a delinquere e frode assicurativa) in relazione a 25 incidenti sospetti.

Sempre 42 persone, fra le quali un avvocato, denunciate a piede libero ed altre 7 oggetto di misure cautelari, fra cui un broker assicurativo, a Torre Annunziata per una vicenda analoga.

Passando alla Puglia, a Taranto ben 144 persone, fra cui tre avvocati ed un impiegato di una compagnia assicurativa, risultano coinvolte in un’inchiesta riguardante decine di sinistri fasulli in danno di almeno 18 compagnie. Il gruppo acquistava autoveicoli usati che, a brevissima distanza di tempo, risultavano coinvolti in svariati incidenti: uno di questi sarebbe stato protagonista di sei incidenti in meno di due mesi. La tipologia di incidente preferita era il tamponamento “a catena” tra tre autoveicoli. Una costante di questa vicenda, come di quasi tutte le altre, è che non risultava mai richiesto l’intervento delle forze dell’ordine per i rilievi di rito, nonostante si trattasse dichiaratamente di incidenti con feriti.

Diverso invece il caso di due salentini ed un modenese rinviati a giudizio avanti al Tribunale di Lecce per aver simulato il noleggio di un autoveicolo da un concessionario, imbarcandolo su una nave ai fini di esportarlo in Mauritania, utilizzando documenti falsi, e denunciandone poi il furto, a loro dire, avvenuto in un parcheggio, per chiedere l’indennizzo previsto da una polizza assicurativa.

Passando alla Calabria, indagata a Locri una persona che sarebbe stata coinvolta in 17 sinistri, avvenuti con le più diverse modalità (tamponamenti, investimenti di pedoni, danneggiamenti del proprio veicolo appositamente attuati…), mentre a Vibo Valentia 65 persone, fra le quali un avvocato e due medici ospedalieri, sono state rinviate a giudizio con l’accusa di aver richiesto risarcimenti per decine di sinistri fasulli, intentando anche cause sulla base di certificazioni mediche attestanti lesioni inesistenti.

Davvero clamoroso il caso di un’agenzia infortunistica di Catania che aveva aperto la propria sede proprio davanti al Pronto soccorso del più importante ospedale cittadino e si serviva di collaboratori presenti pressoché in permanenza presso quest’ultimo con l’incarico di individuare pazienti con lesioni astrattamente compatibili con un incidente stradale, che poi convincevano a dichiarare – dietro compenso – che questa ne fosse la causa. Nel caso il paziente in sede di triage avesse invece dichiarato la natura accidentale del trauma, al momento del rilascio del referto veniva richiesto al medico di turno di indicare “sinistro stradale” quale causa delle lesioni. Alcuni medici che si erano rifiutati sono rimasti vittima di minacce e di vere e proprie aggressioni. Una volta ottenuta la certificazione medica, veniva costruito “a tavolino” l’incidente, con tanto di modulo C.A.I., testimonianze, rese anch’esse dietro compenso, intervento dell’avvocato e, se del caso, citazione a giudizio. 64 gli indagati a piede libero e 7 arrestati per 17 episodi fraudolenti ed un milione di euro di richieste risarcitorie.

In Sardegna, invece, a Lanusei sono state rinviate a giudizio 17 persone per 23 incidenti o atti vandalici simulati in danno di auto di lusso, con richieste risarcitorie superiori ai 100.000 euro.

Risalendo la penisola, veramente clamorosa l’inchiesta della G.d.f. di Pesaro che ha consentito di neutralizzare un’organizzazione capeggiata da due avvocati (uno dei quali già sospeso dall’Ordine) comprendente ben 212 persone (fra i quali svariati medici, infermieri, un centro diagnostico ed un’”infortunistica”), coinvolte in almeno 79 falsi sinistri (simulati con varie modalità), per i quali erano già stati liquidati oltre 600.000 euro di risarcimento, con ulteriori richieste per più di un milione di euro. Allo scopo venivano reclutate persone in difficoltà economica o già portatrici di patologie e traumi e quando necessario venivano predisposti referti diagnostici e certificati medici falsi o alterati. Il gruppo stava organizzando un falso sinistro che prevedeva addirittura la partecipazione di una donna straniera in stato di gravidanza, con l’intento di farle assumere, prima dell’incidente simulato, un farmaco abortivo, per poter domandare poi un importante risarcimento per la perdita del nascituro.

A Roma, invece, si va diffondendo un nuovo tipo di truffa, destinata ad affiancare quella classica “dello specchietto”: dei giovani attendono il passaggio di un autoveicolo che proceda a velocità molto moderata e poi si gettano verso quest’ultimo con l’intento di farsi investire. Episodi di questo genere risultano segnalati nelle zone di Acilia, Montesacro, Tufello ed altre ancora….

Nel Lazio si vanno diffondendo simulazioni come quella recentemente accaduta a Formia, laddove un ignaro cittadino si è visto recapitare una raccomandata di richiesta danni contenente un modulo C.A.I. nel quale la sua firma risultava falsificata, attestante un incidente stradale nel quale non gli risultava di essere mai stato coinvolto. Fortunatamente il suo autoveicolo era munito di un sistema di localizzazione satellitare che ha dimostrato come questo, nella data e nell’ora in cui sarebbe avvenuto il supposto incidente, in realtà fosse fermo presso la sua abitazione.

Ripetute e importanti sono invece le inchieste giudiziarie che in Toscana hanno riguardato varie organizzazioni criminose di vaste dimensioni, come quella per la quale a Firenze risultano indagate 69 persone per un centinaio di sinistri fasulli, implicanti richieste risarcitorie per un valore di oltre 2 milioni di euro, e quella che, sempre a Firenze, ha portato all’emissione di 77 avvisi di conclusione delle indagini preliminari per 51 casi di frode assicurativa e svariati reati connessi (tra cui addirittura tentata estorsione), anche in questo caso con il solito corteo di moduli C.A.I, certificati e referti medici, perizie, fatture e testimonianze false, coinvolgendo un avvocato, un paio di medici, un perito assicurativo.

Anche a Rimini venivano utilizzate autovetture di lusso (Ferrari, Porsche, Audi, BMW, Chrysler…) per simulare incidenti implicanti costose riparazioni (€ 80.000 la richiesta una Ferrari e € 30.000 per una Porsche). Senonché le carrozzerie, così come i veicoli coinvolti, erano sempre gli stessi, fatto questo che ha portato a scoprire l’organizzazione  che inscenava gli incidenti.

18 invece le persone denunciate a Genova, per un vorticoso giro di sinistri simulati che avevano dato luogo a richieste risarcitorie per oltre un milione di euro. Curioso il particolare per cui risultavano coinvolti alcuni giovani atleti che “riciclavano” gli infortuni sportivi loro accaduti, mentre in altri casi le lesioni venivano puramente e semplicemente inventate con l’ausilio di certificazioni mediche non veritiere.

Del tutto particolare, infine, il tipo di frode escogitata a Bardonecchia da un’organizzazione che, a quanto sostengono gli investigatori, faceva capo ad un centro medico della zona, che agiva denunciando infortuni “fantasma” sugli sci o sfruttando incidenti realmente accaduti, ma in circostanze e date del tutto diverse rispetto a quelle denunciate. L’occasione di questa attività fraudolenta era data dal fatto che la società che gestisce gli impianti di risalita di quella località offriva agli sciatori anche l’opzione di uno skipass che, a prezzo maggiorato, garantiva una copertura assicurativa per gli infortuni avvenuti sugli sci. Accadeva quindi che venivano postdatati infortuni sciistici realmente accaduti, allo scopo di farli ricadere nella copertura assicurativa successivamente stipulata, oppure erano riciclati al medesimo fine infortuni avvenuti in tutt’altre circostanze.

Il che dimostra, ancora una volta, come in questa materia la fantasia e la creatività dei malintenzionati non hanno davvero limiti.

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